Tuğrul Tanyol, “Lo specchio ti rigetta”

Con questa poesia contenuta nell’antologia “Il vino dei giorni a venire – Poesie 1971-2016” auguro buon voto a tutte e tutti coloro che vivono in Turchia!

Lo specchio ti rigetta

Come puoi guardarti allo specchio

lo specchio ti rigetta

non te ne accorgi

ma la Turchia ti rigetta.

Il bambino per strada

il neonato nella culla

la donna in attesa dell’uomo

l’uomo che ha nostalgia della donna

li hai uccisi tutti tu.

Ethem,

Ali Ismail,

Berkin nei suoi quindici anni

forse non avrai impugnato un’arma

ma li hai colpiti con le tue parole

i tuoi occhi

la tua presenza…

lo specchio ti rigetta

il vuoto che si stende dagli occhi alla mente

risuona nel tuo cranio:

sono un traditore

traditore

traditore…

il tuo specchio esplode di ribrezzo

quindi un uccello

disegna nell’aria un cielo azzurro

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Ilhan Berk, “Due pesci davanti a Istanbul”

Care Lettrici e cari Lettori,

si inizia il 2023 con una poesia di Ilhan Berk apparsa in traduzione italiana su “Poeti e Poesia” n. 24. Buona lettura!

DUE PESCI DAVANTI A ISTANBUL

Guardate il cielo che sovrasta Istanbul

Come gradualmente s’abbassa

Le case e la gente

Vuole osservarle più da vicino

Spunta il centomillesimo mattino del mondo

Alzatevi, alzatevi tutti, piante e animali

Io dico a voi che

Sono una cosa da vedere, i mattini del mondo

Questo cielo che batte sulle nostre acque, gli alberi

Chissà quante domande hanno acceso anche in te

Quante notti insonni ho passato pensando a questa terra

Io stesso

Una volta nel cielo passava una nuvola in corsa

Era chiarissimo, un bambino era venuto al mondo

Prima vide le nuvole sul Passaggio Hıristaki e ne gioì

Poi ci guardò e gli piacque da morire.

Ti chiedi se sei venuto dalle coste del Pacifico

Se sono queste le acque più pacifiche del mondo

Perché te ne stai così in silenzio

Dici che le cose sulla terra non vanno tanto bene?

Vieni, usciamo un po’ io e te,

Conoscerai mille cuori buoni, potrai aprirti

Lo sai da dove viene quest’inquietudine del mondo?

Non ci siamo stretti e conosciuti nemmeno un poco

Viva ancora mille anni questo fronte di Üsküdar

Cos’erano i capelli della ragazza che mi è passata davanti

Li avesse sciolti avrebbe inebriato l’aria

Finché avrò vita, io questa riva non la lascerò

Cos’è questo buio improvviso sul mare

Cos’è questa frenesia tra le platesse

Devo uscire e ripararmi in un punto più nascosto

Capisco che la pioggia cade sulla terra

Sono un pesce, fratelli miei umani, nel Bosforo

Percorro il mondo palmo a palmo

Ora il Capo di Buona Speranza, ora il Grande Oceano, ora Istanbul

Il mio compito: far gioire questa terra.

Da Türkiye Şarkısı (Canto di Turchia), 1953

İSTANBUL ÖNÜNDE İKİ BALIK

İstanbul’un üstündeki gökyüzüne bakın

Gittikçe nasıl alçalıyor

Evleri, insanları

Nasıl daha bir yakından görmek istiyor

Bununla dünyada yüz bininci sabah oluyor

Kalkın, hepiniz kalkın, bitkiler, hayvanlar

Ben size diyorum ki

Dünyada sabahlar görülecek şeydir

Şu sularımıza vuran gökyüzünü, ağaçları

Kim bilir sen de ne kadar merak etmişsindir

Kaç geceler bu dünya yüzünü düşünüp uyuyamamışımdır

Ben şahsen

Bir defa gökyüzünden bir bulut hızlı hızlı geçiyordu

Bir çocuk gelmişti dünyaya besbelliydi

Peşin Hıristaki Pasajı üzerindeki bulutları gördü, sevindi

Bize baktı sonra dehşetli hoşlandı.

Ben Pasifik kıyılarından mı geldim diyordun sen

Dünyada en rahat sular burada mı

Niye öyle susup duruyorsun

Dünyada işler iyi gitmiyor mu diyorsun

Gel şöyle çıkalım biraz seninle

Ne iyi yürekler tanıyacaksın, açılırsın

Neden bu huzursuzluk dünyada biliyor musun

Tutup biraz olsun tanımamışız birbirimizi

Daha bin yıl yaşasın şu Üsküdar önü

Önümden geçen kızın neydi o saçları

Bıraksa yeminle sarhoş ederdi havayı

Ömrüm oldukça ben bu kıyıdan ayrılmam

Durup dururken bu ne karanlık denizin üstünde

Ya bu telâş ne pisi balıklarındaki

Çıkıp gitmeliyim daha kuytu bir yere

Anlaşıldı dünyada yağmur yağıyor

Ben bir balığım, insan kardeşlerim, Boğaz’da,

Karış karış dolaşıyorum dünyayı

Şimdi Ümitburnu’ndayım, şimdi Büyük Okyanus’ta, şimdi İstanbul’da

Dünyayı sevdirmek ödevim

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Nilgun Marmara, “Il canto del cigno”

Nilgün Marmara è unanimemente considerata la Sylvia Plath della letteratura turca, sia perché sulla poetessa americana aveva scelto di scrivere la sua tesi di laurea (pubblicata postuma nel 2006), sia per il destino comune. Nata a Istanbul il 13 Febbraio 1958, Nilgün Marmara si tolse la vita il 13 Ottobre 1987, non ancora trentenne. Studiò nel prestigioso liceo Kadıköy Maarif Koleji e fu ammessa alla Facoltà di lingua e letteratura turca dell’Università di Istanbul, per poi trasferirsi all’Università Boğaziçi, dove studiò lingua e letteratura inglese. Nel 1982 si sposò, e insieme col marito Kağan Önal crearono un centro artistico nella casa a cui diedero il nome “Terra Rosa”. Tre anni più tardi, Nilgün seguì il marito a Tobruk, in Libia, dove iniziò a riordinare e rivedere le poesie scritte a partire dal 1977. Tornata a Istanbul nel 1978, continuò a scrivere per altri nove anni, fino a un mese prima del suicidio, senza mai pubblicare le sue composizioni.

Le sue opere, tutte postume, sono Daktiloya Çekilmiş Şiirler (“Poesie battute a macchina”, 1988), Metinler (“Testi”, 1990), Kırmızı Kahverengi Defter (“Quaderno rosso e marrone”, 1993), Defterler (“Quaderni”, 2016), Kağıtlar (“Fogli”, 2016). Vista la complessità del suo dettato poetico e delle immagini che creano una fitta trama, è stata poco tradotta nelle principali lingue europee. Una traduzione italiana di tre sue poesie è apparsa sulla rivista Kaleydoskop – Turchia, Cultura e Società.

Buona lettura!

Il canto del cigno

Sono i canti dei cigni prima di morire, le mie poesie
Misteri guardiani in drappi neri

Per la mia vita che vacilla.

Ciascun dolore che rimandavo chissà da quanto
Schricchiola ormai, comincia un canto nuovo,
– questa poesia –
Mentre vengono meno la mia vita le mie traiettorie ignote,
Per me e per tutti voi, costretti a camminare

assieme!

Perché si è distaccata da ciò che l’aggrediva,
Dal desiderio profondo che rompeva il suo sonno.
Se anche incanta perché sincera
Oramai vive la propria violenza pura,
– questa poesia –
La vista silenziosa delle bellezze che non sono riuscita a creare,
Il riflesso a capo chino di ciò che non si è potuto raggiungere,
Con amore salutano tutti voi!

Kuğu Ezgisi

Kuğuların ölüm öncesi ezgileri şiirlerim,
Yalpalayan hayatımın kara çarşaflı
bekçi gizleri.

Ne zamandır ertelediğim her acı,
Çıt çıkarıyor artık, başlıyor yeni bir ezgi,
– bu şiir –
Sendelerken yaşamım ve bilinmez yönlerim,
Dost kalmak zorunda bana ve
sizlere!

Çünkü saldırgan olandan kopmuştur o,
uykusunu bölen derin arzudan.
Büyüsünü bir içtenlikten alırsa
Kendi saf şiddetini yaşar artık,
– bu şiir –
Kuramadığım güzelliklerin sessiz görünümü,
ulaşılamayanın boyun eğen yansısı,
Sevda ile seslenir sizlere!

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İlhan Berk’s paintings: a dialogue

İlhan Berk has produced an immense amount of works, not only in the field of poetry but also of graphics and painting. Poets Enis Batur and Gonca Özmen will discuss Berk’s imagery in the talk Aks’ta Şair Konuşmaları – İlhan Berk Neden resim yapar? hosted by the AKS Kaleiçi Evi of Antalya. The talk will take place on Zoom on 21 November 2021, 8:30 pm Turkish time. For further infos and to register, see https://www.antalyakultursanat.org.tr/etkinlik/cevrimici-etkinlik-aksta-sair-konusmalari-ilhan-berk-neden-resim-yapar/

See you there!

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Gonca Özmen su “La macchina sognante”

La rivista online di poesia “La macchina sognante” ha pubblicato una scelta di poesie di Gonca Özmen, autrice di cui numerosi componimenti sono già stati ospitati da questo blog. Per accedere alla rivista basta collegarsi a http://www.lamacchinasognante.com/sulla-punta-della-sua-voce-una-biblioteca-vivente-poesie-di-gonca-ozmen-trad-di-nicola-verderame/

Buona lettura!

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Bodrum ricorda Nazım Hikmet!

La città di Bodrum ha scelto di celebrare il grande poeta Nazım Hikmet con una serie di eventi il 2 e 3 Giugno: dall’inaugurazione di una statua e una biblioteca a lui dedicata, passando per concerti, mostre e letture.

Tra gli ospiti, lo scrittore Zülfü Livaneli e i poeti Şükrü Erbaş, Ahmet Telli, Zerrin Taşpınar, Ahmet Telli, Mahmut Temizyürek e Salih Bolat.

Gli eventi sono tutti in streaming sulle reti sociali ufficiali della municipalità di Bodrum, oltre al canale https://www.youtube.com/user/BodrumBelediyesi

Buona visione!

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Gonca Özmen, “Nero” (Kara)

Da Bile İsteye (“Con intenzione e consapevolezza”), 2019

Nero

Ecco, guarda questa pioggia, ha dormito sul mio petto

Ai miei seni ha allattato Ada

Ecco, il mio ventre s’è gonfiato, gonfiato, poi è crollato

Eccomi immobile davanti all’incendio
Eccomi tornata dopo aver fissato un’emozione che lievitava

Senza timori, coi sogni lacerati, tutto invecchiato

Così a capo chino col disastro nella bocca e la lotta intiepidita

Eccomi distesa nelle piane ad asciugarmi


Se le scosti appena un po’, così pieno di desiderio

E accorri traversando mille fiumi

Eccomi stremata nelle lenzuola in cui sei venuto.

Kara

Bak bu yağmurun göğsümde uyumuşluğu var
Adanın süt içmişliği var memelerimden
Karnımın şişip şişip inmişliği var
Gidip bir yangının önünde durmuşluğum var
Öyle gözü kara, düşü yırtık, eskisi çok
Kabaran bir duyguya bakmaktan dönmüşlüğüm var
Eğik başım öyle, sözüm perişan, kavgam ılık
Uzanıp da kırlara kurumuşluğum var

Aralasan şimdi aralasan öyle iştahlı
Geliversen bin dereden
Geldiğin çarşaflarda yorgunluğum var

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Ahmet Haşim, Ricordo di una notte d’estate

Per festeggiare la Giornata Mondiale della Poesia, ecco un componimento di Ahmet Haşim (1884-1933), uno dei grandi padri del verso in turco… Buona Lettura!

Da Piyale (La coppa), 1926

Bir yaz gecesi hatirası

İşveyle, fısıltıyla, gülüşle
Olmuş sebi sevda yine bihap
Oklar gibi saplanmada kalbe
Düştükçe semadan yere mehtap…

Buseyle kilitlenmiş ağızlar
Gözler neler eyler neler işrap! …
Uçmakta bu ateşli havada
Vuslat demi bir kuş gibi bitap…

Ricordo di una notte d’estate

Un vezzo, un bisbiglio, un sorriso

e torna insonne la notte d’amore

Come freccia nel cuore si conficca

cadendo dal cielo, la luce lunare…

Le bocche serrate dai baci

e gli occhi, frenetica ebbrezza!

Come un uccello sfinito nell’aria rovente

volteggia l’istante dell’unione amorosa…

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Orhan Veli, “La diceria” (Dedikodu)

A poco più di settant’anni dalla scomparsa, una poesia di Orhan Veli Kanık (1914-1950), una voce rivoluzionaria della poesia turca tra anni Quaranta e Cinquanta. Buona lettura!

Dedikodu

Kim söylemiş beni
Süheyla’ya vurulmuşum diye?
Kim görmüş, ama kim,
Eleni’yi öptüğümü,
Yüksekkaldırım’da, güpe gündüz?
Melahat’i almışım da sonra
Alemdara gitmişim, öyle mi?
Onu sonra anlatırım, fakat
Kimin bacağını sıkmışım tramvayda?
Güya bir de Galataya dadanmışız;
Kafaları çekip çekip
Orada alıyormuşuz soluğu;
Geç bunları, anam babam, geç;
Geç bunları bir kalem;
Bilirim ben yaptığımı.
Ya o, Mualla’yı sandala atıp,
Ruhumda hicranını söyletme hikayesi?

La diceria

Chi ha messo in giro la diceria

Per cui sarei cotto di Süheyla?

Chi, ma chi mi ha visto

baciare le mani di Eleni

a Yüksekkaldırım in pieno giorno?

E poi avrei preso Melahat per portarla

ad Alemdar, non dicono così?

Di questo ne parliamo dopo, ma la gamba di chi

avrei toccato sul tram?

Si dice in giro che bazzichiamo Galata

E che belli sbronzi

È li che ci svaghiamo;

Dimenticatele ‘ste cose, non date retta;

Dimenticatele al più presto

So io quello che faccio.

E la voce per cui avrei portato Mualla in barca

Per farle cantare ‘la nostalgia nel mio cuore’?…

(da Garip, 1946)

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Behçet Necatigil, Quarantena (Karantina)

Care Lettrici, cari Lettori,

dopo una lunghissima assenza dovuta ai bizzarri tempi che stiamo vivendo, desidero segnalare una traduzione di un poeta turco estremamente attuale, Behçet Necatigil (Istanbul, 1916-1979). Le quattro poesie tradotte per la prima volta in italiano possono essere raggiunte qui: https://kaleydoskop.it/scritture/versi/behcet-necatigil-quattro-poesie/

Come piccolo saggio, ecco la poesia “Quarantena”. Buona lettura!

Karantina

Bulaşıcı hastalık
Düşünüyorlar
Nereden aldınız
Çok da uzun sürdü

Çocukluk gençlik
Kaldığınız evler
Bilinen yerler
Hangisinden aldınız

Karayalnızlık
Olabilir diyorlar
Geçer diye çekindiklerinden
Yıllardır burdasınız

Türk Dili, 320, Mayıs 1978

Quarantena

La malattia infettiva

Riflettono

Dove l’avrete contratta?

E in più dura da tempo

Nell’infanzia o nella giovinezza

Nelle case che avete abitato

Nei luoghi conosciuti

Dove l’avete contratta?

Solitudine nera

Potrebbe darsi, dicono

E perché temono che passi

Da anni vi trovate qui

Da Türk Dili, 320, Maggio 1978

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